Newsletter n. 8/2019 – Edilizia e urbanistica
EDILIZIA E URBANISTICA
GIURISPRUDENZA
- La revoca della deliberazione di adozione della variante generale al PRG può avvenire anche per atto implicito: in materia di pianificazione urbanistica, la revoca della deliberazione di adozione della variante generale al Piano Regolatore Generale può avvenire anche per mezzo di un atto implicito. Quest’ultimo, in particolare, risulta idoneo a privare di efficacia precedenti deliberazioni soltanto qualora sia stato adottato nel rispetto delle disposizioni di legge vigenti e il Comune abbia manifestato espressamente la volontà di revocare le deliberazioni già assunte. Consiglio di Stato, sez. IV, 17 ottobre 2019, n. 7051
- Se la convenzione urbanistica, pur rimasta inattuata, non è scaduta né è stata risolta, il privato non può pretendere la restituzione delle somme versate a titolo di contributo di costruzione: il principio secondo cui la debenza del contributo di costruzione (i.e. oneri di urbanizzazione e costo di costruzione) è collegata alla specifica trasformazione del territorio oggetto del titolo edilizio e che pertanto, ove tale trasformazione non avvenga, in tutto o in parte, il contributo di costruzione già versato all’amministrazione costituisce un indebito che deve essere restituito all’operatore, vale solo nel caso di titolo edilizio diretto. Al contrario, ove l’obbligo di pagamento degli oneri di urbanizzazione e del costo di costruzione trovi la propria causa in una convenzione urbanistica, esso assume natura convenzionale e, pertanto, la relativa debenza deve essere valutata e rapportata alla intera operazione. Ne consegue che fintanto che la convenzione urbanistica non viene invalidata o risolta, essa costituisce una giusta causa di ritenzione di tali somme da parte dell’amministrazione e, correlativamente, l’eventuale restituzione di esse non può che passare da un accordo consensuale o da altra forma di invalidazione/risoluzione della convenzione. T.A.R. Piemonte, Torino, sez. II, 28 ottobre 2019, n. 1090
- La destinazione d’uso giuridicamente rilevante di un immobile è solo quella prevista da atti amministrativi: il mutamento di destinazione d’uso di un immobile può essere realizzato solo con atto amministrativo espresso, non potendo mai conseguire ad un utilizzo dell’immobile difforme rispetto a quello dichiarato nel titolo edilizio autorizzativo. Infatti la giurisprudenza è concorde nel ritenere che l’utilizzo di mero fatto, quantunque protratto nel tempo, non è idoneo a modificare di per sé la qualificazione giuridica di un immobile, vale a dire a imprimere allo stesso una destinazione formale diversa da quella cartolare. T.A.R. Toscana, Firenze, sez. III, 29 ottobre 2019, n. 1445
SEGNALAZIONI
- Determina del Comune di Milano – 4 novembre 2019 che differisce di dodici mesi la scadenza del 26 novembre 2019 prevista dall’art. 11, comma 6, del Regolamento Edilizio, con riferimento all’obbligo di dotazione del certificato di idoneità statica per gli immobili ultimati da oltre cinquanta anni.
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